Betty by Simenon Georges

Betty by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Georges, Simenon]
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
ISBN: 884590914X
editore: Adelphi
pubblicato: 1991-12-31T23:00:00+00:00


5

Dormiva di un sonno piatto, grigiastro, spossante come una marcia nel deserto, e non sognava. Non c'era niente: né luci, né ombre, nessuna azione, nessun personaggio, solo il ritmo fiacco, monotono del suo cuore, che ogni tanto perdeva colpi.

Poi udì uno squillo, reale o irreale, era così stanca che non se lo domandò. Il suono, vibrante, le trafiggeva il cranio, e Betty sperò che svanisse, come capita, per esempio, alla partenza dei treni o delle navi, ma il suono diventava sempre più aggressivo, e finì per capire che si trattava del telefono accanto al letto.

Non aveva voglia di sentir parlare, né di parlare. Fu solo perché quel baccano finisse che sollevò la cornetta, lasciandola cadere sul cuscino.

Allora, lontana, deformata, come se uscisse da un grammofono rotto, udì una voce che diceva:

«Signora Étamble?... Signora Étamble?... È in linea?... Mi sente?... Signora Étamble!... Signora Étamble!».

Finì per balbettare:

«Chi parla?».

«La centralinista dell'albergo, signora Étamble. Mi ha spaventato, sono cinque minuti che chiamo. Stavo per mandare su qualcuno».

«Perché?».

La sera prima, Laure le aveva fatto prendere due compresse di sonnifero, ma non era per il farmaco che si sentiva così indolenzita. A un dato momento, mentre era distratta, dentro di lei doveva essersi rotta una molla, e adesso da qualche parte qualcosa non faceva più contatto.

«La vogliono da Parigi».

Non reagiva, non pensava a suo marito, né a nessun altro che avrebbe potuto telefonarle. La camera era immersa nell'oscurità, solo un po' di luce fioca filtrava dalle persiane.

«Le passo la comunicazione».

Avrebbe voluto rimettersi a dormire.

«Sei tu, Betty?».

Non riconosceva la voce. Aveva già chiuso gli occhi e il respiro le si faceva più profondo.

«È Florent che parla?».

A fior di labbra balbettò:

«Sì».

«Mi senti?».

«Sì».

«Io ti sento malissimo. Stai bene?».

«Sì».

Lui si trovava in un mondo chiaro, era sveglio, lavato, rasato, vestito, nel pieno della vita.

«Ho visto Guy stamattina presto. Gli hai fatto prendere una bella paura non dandogli tue notizie. è stato solo ieri sera, grazie all'autista, che ha finalmente saputo dove ti trovavi».

Si chiamava Florent Montaigne ed era amico di Guy, amico di tutti e due. Avvocato di successo, era un uomo sicuro di sé.

«Sei certa che vada tutto bene?».

«Sì».

«Non stai male? Ti sento come se mi parlassi da molto lontano. Sei ancora a letto?».

«Sì».

«Posso parlarti?».

Aggiunse esitante:

«Sei sola?».

«Sì».

«Guy mi ha informato e mi ha incaricato di prendere contatto con te. Secondo il mio parere, prima è meglio è, capisci? Se per te va bene, ho intenzione di fare un salto a Versailles nel pomeriggio, preferibilmente sul tardi, e potremmo cenare insieme».

«Oggi no».

«Domattina, allora? Domani pomeriggio non potrei perché ho un'arringa».

«Domani no».

«Quando?».

«Non so. Ti chiamerò».

«Sei sicura che va tutto bene, che non hai bisogno di una mano?».

«Sicura. Arrivederci, Florent?».

Fece lo sforzo necessario a tendere il braccio e riagganciare. La porta di comunicazione era socchiusa e nella camera vicina le tende erano aperte, entrava luce, la vita era già cominciata. Le sembrò che per la prima volta dopo giorni e giorni ci fosse il sole.

Laure doveva aver sentito e sarebbe probabilmente venuta a chiederle se aveva bisogno di qualcosa, ma Betty non voleva né vederla né parlarle.



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